È il dott. Gaetano Siringo, preside dell’Istituto Insolera dal 10 settembre del 1979 al 31 agosto del 1996, che ci racconta il motivo per cui la scuola, da lui allora presieduta, viene intitolata in omaggio a Filadelfo Insolera e fornisce informazioni sulla vita e le opere del matematico.
“Nel corso degli anni sessanta frequentavo la biblioteca dell’istituto di matematica finanziaria della Università di Catania. Lo scopo era quello di migliorare le mie conoscenze della materia. Avevo vinto la cattedra di matematica e fisica nei licei e, dopo un anno di insegnamento presso il liceo classico di Comiso, avevo ottenuto il passaggio presso l’Istituto Tecnico Commerciale Rizza di Siracusa. Fedele ai principi inculcatimi dal mio caro professore di latino, Giuseppe Bonfanti, non potevo varcare la soglia dell’aula senza essere pienamente padrone della materia che avrei dovuto insegnare, quale era la matematica finanziaria, assente nei piani di studio universitari di matematica e fisica di allora. Avvenne, quindi, che ad un certo punto mi trovai tra le mani un ponderoso trattato scritto da un certo Filadelfo Insolera. Filadelfo è un nome tipico della zona nord della nostra provincia e quindi immaginai che si trattasse di un nostro conterraneo a me sconosciuto. Trovai presto il suo nome sul Dizionario Enciclopedico Treccani e fui confermato nella intuizione. Mi appassionai allo studio di quel trattato dove la matematica finanziaria trovava forza e significato attraverso lo strumento potente dell’analisi matematica. Era insomma vera matematica e non un derivato della tecnica commerciale. Avevo scoperto che la provincia di Siracusa aveva dato i natali ad un altro grande scienziato del novecento, che faceva il paio con il già molto più noto Orso Mario Corbino. Sarebbe stato doveroso intitolare un Istituto Tecnico Commerciale a Filadelfo Insolera. L’intitolazione avvenne poi nel 1984 quando ebbi l’onore di tenere a battesimo il secondo ITC di Siracusa di cui fui preside per diciassette anni.” (Dott. Gaetano Siringo).
Filadelfo Insolera nacque a Lentini il 29 febbraio del 1880 da Rosario, rinomato sarto della città, e da Carmela Greco e fu il maggiore di cinque fratelli. Le capacità di Filadelfo, specie nel campo delle scienze esatte, si manifestarono già alle elementari e quindi i genitori decisero di trasferire la famiglia a Catania dove il primogenito frequentò le scuole tecnico scientifiche del tempo. Dopo avere conseguito brillantemente la maturità, si trasferì a Roma per frequentare il corso di laurea di matematica. Si laureò nel 1902 ed ottenne la borsa di studio della Fondazione Corsi per cui fu allievo dei professori G. Castelnuovo e V. Volterra, massimi matematici italiani, per i quali conservò profonda devozione. Iniziò la carriera scientifica presso la stessa Università come assistente del prof. Bagni, cultore della scienza attuariale, dal quale trasse l’interesse per quella scienza che coltivò per tutta la sua vita. Si distinse ben presto ed infatti fu nominato Capo dell’Ufficio Attuariale dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Ma la città dove svolse la sua attività didattica e di studioso fu Torino. Nel 1914 infatti vinse per concorso la cattedra di Matematica Finanziaria che era stata appena istituita in quella città presso l’Istituto Superiore di Scienze Economiche e Commerciali. Fu anche direttore dello stesso Istituto dal 1927 al 1929. Nel 1920 sposò la sua allieva Maria Luisa Mazzetta da cui ebbe tre figli. Delfino, che si laureò in ingegneria e filosofia e fu direttore editoriale della Zanichelli, Melina che, laureatasi in lettere e filosofia, insegnò nei licei e a cui si deve una grammatica comparata di latino e greco, e infine Italo, architetto-urbanista, docente presso le Università di Venezia e Ginevra, che tra le sue pubblicazioni annovera un importante studio urbanistico della città di Roma.
Nel 1932 l’Insolera si trasferì con la famiglia a Roma per un comando di due anni presso il Ministero ed ivi, forse perché erano rimasti forti i ricordi della giovinezza, mantenne la residenza, conservando la cattedra a Torino fino al collocamento fuori ruolo nel 1950. Morì la mattina del 1° ottobre del 1955 mentre presiedeva la commissione di esami per l’abilitazione tecnica presso l’Istituto S. Carlo di Milano.
La stima di cui godette presso la comunità scientifica è attestata dalle manifestazioni di unanime cordoglio che furono espresse da studiosi italiani e stranieri in occasione della sua morte. Particolarmente significativi, tra gli altri, furono gli interventi di Luigi Einaudi, già Presidente della Repubblica, a lui legato da devoti vincoli di amicizia, e di illustri cultori delle scienze finanziarie ed attuariali come Georges Darmois, professore alla Sorbona, Renée Risser, Carlo Alberto Dell’Agnola, Giorgio Mortara, Giuseppe Usai dell’Università di Catania che ne esaltò la figura con la seguente lirica: “La Sicilia, isola bella e luminosa, apparsa, narra la leggenda, improvvisamente una notte per mistico accordo tra il glauco mare ed il monte che ammantato di neve racchiude nelle sue viscere il fuoco, è orgogliosa, o Filadelfo Insolera, per averti dato i natali ed ha aggiunto il tuo nome nell’elenco dei figli illustri”.
Nel 1919 aveva fondato, col prof. Salvatore Ortu-Carboni, il “Giornale di Matematica Finanziaria” su cui presentò quasi tutti i suoi lavori e che diresse fino alla morte. Fondò anche nel 1928 l’Istituto Italiano degli Attuari. Fu presidente del “Congresso Nazionale di Scienza delle Assicurazioni” nel 1928 e nel 1948. Si distinse per i contributi e per la partecipazione ai dibattiti scientifici presso tutte le istituzioni di cui fu membro, come l’Institut Permanent des Congrès Internationaux des Actuaires di Bruxelles, il Deutscher Verein fuer Versichrungss Wissenschaft di Berlino, l’Istituto de Actuarios Espagnoles di Madrid, l’Accademia Gioenia di Catania, il Circolo Matematico di Palermo, la Società Italiana di Demografìa e Statistica, il Consiglio Superiore della Previdenza e delle Assicurazioni Sociali, il Consiglio Superiore per la Statistica delle Assicurazioni. Ricevette per i suoi meriti scientifici l’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica.
L’Insolera fu severo, ma signorile, con gli studenti che lo ricambiavano con rispetto e ammirazione; fu prodigo di incitamenti e preziosi consigli con i suoi collaboratori come Ettore Del Vecchio, Carlo Bonferroni, Enrico Lenzi, Femando Giaccardi suoi assistenti, poi titolari nelle Università italiane e scienziati di fama internazionale. Gli interessi scientifici dell’Insolera furono rivolti inizialmente a problematiche di carattere matematico generale come attesta uno dei suoi primi lavori su “Figure ellittiche di equilibrio di un velo piano liquido rotante” scritto per “Rendiconti del Circolo Matematico di Palermo”, ma ben presto si orientarono verso la scienza attuariale. L’Insolera infatti fu tra i pionieri, ben pochi, della scienza finanziaria-attuariale in Italia con i proff. Bagni, Ortu-Carboni, Cantelli e Toja. Molti suoi studi riguardarono i problemi delle assicurazioni ed in particolare di quelle sociali, specie dopo il primo conflitto mondiale. Ma il contributo originale, che lo fa annoverare tra i fondatori della moderna scienza finanziaria ed attuariale, fu la pubblicazione nel 1916 degli “Elementi di Matematica Finanziaria ed Attuariale” – Lattes Torino. Fino ad allora la matematica finanziaria ere stata considerata, tranne che per pochi studiosi, una branca della tecnica commerciale, con tutti gli equivoci che ciò può comportare sul piano scientifico. La matematica attuariale, poi era finalizzata alle assicurazioni, ed in quel campo si era avuta una migliore attenzione agli aspetti più propriamente statistico – matematici. Il merito dell’Insolera fu quello di riunire, per primo, in unica disciplina le due materie, entrambe aventi alla base l’interesse e la probabilità. In quella stessa occasione introdusse per la prima volta i simboli, oggi universalmente adottati, αn⌉ e σn⌉ esprimono rispettivamente, nello studio dei pagamenti rateali, il termine di ammortamento e quello di costituzione del capitale unitario e che, come egli stesso afferma “al di là dell’aspetto formale consentono di evidenziare con semplicità alcune relazioni tra gli stessi termini”. La sua nuova ed originale teoria secondo cui devono coesistere gli elementi finanziari con quelli statistico – vitalizi, fu presentata in forma organica nel suo “Corso di Matematica Finanziaria” del 1923 e quindi successivamente formalizzata ancor meglio nel suo più importante “Trattato di Scienza Attuariale” in tre; volumi: “Teorica della Sopravvivenza” del 1947 (Giappichelli – Torino), “Teorica della Capitalizzazione” del 1949 (Einaudi – Torino), e “Teorica dell’Ammortamento” del 1950 (Einaudi – Torino).
In particolare nella “Teorica della Capitalizzazione, contro la comune consuetudine di dare al montante il ruolo di legge di Capitalizzazione, egli assegnò tale ruolo alla “forza di interesse” in base a due postulati: I) “Ogni determinata operazione di Capitalizzazione produce reddito, vario da mercato a mercato e rappresentabile mediante una funzione integrale del tempo, entro un intervallo definito dai limiti di efficienza dell’operazione stessa”; II) “II principio genetico del reddito è proprietà invariantiva per tutte le operazioni di Capitalizzazione”. E fondò tali postulati sulle seguenti basi: I) Base Economica: Costituita dai concetti di Capitale e Reddito secondo Fischer, per il quale il reddito è un flusso originato e ravvivato dal vivere civile attraverso le manifestazioni politiche, sociali, economiche, finanziarie, di pace e di guerra, nazionali ed internazionali. Pertanto la “forza di interesse” risulta la misura relativa del reddito prodotto, come effetto di tale flusso, dalla unità di capitale nella unità di tempo; II) Base analitica o postulato della continuità della operazione elementare di Capitalizzazione: poiché l’unità di capitale non può diventare 1+i in virtù di un salto, ma attraverso lo sviluppo di azioni finanziarie sistematiche e continue nel tempo, deve postularsi il principio che la forza di interesse, in quanto misura del flusso-reddito, debba essere funzione “continua” del tempo, almeno nell’intervallo di durata della operazione; III) Base finanziaria o principio genetico del reddito o della “unicità” del procedimento di Capitalizzazione: se in un dato intervallo a≤x≤t≤b il flusso-reddito si suppone misurato a partire da x da una forza di interesse δ(x,t), essendo t il tempo generico, ed è C(x,y,t) il valore in t dell’unità di capitale soggetta, a partire da y, a tale forza, l’incremento che detto valore subisce per effetto di essa nell’intervallo infinitesimo (t, t + dt), a meno di infinitesimi di ordine superiore, è la forma differenziale in (a≤x≤y≤t≤b):
dt[C(x,y,t)] = C(x,y,t) δ(x,t) dt,
che assume il ruolo di “Principio genetico del reddito”, mentre la forza di interesse assume quello di “Legge di Capitalizzazione” da cui scaturisce il Montante:
C( x,y,z) = exp ( ∫yz δ(x,t)dt ).
Analoga impostazione dette alla “Teorica della Sopravvivenza” mediante la “forza di mortalità”. Tali novità generarono molto interesse nel mondo scientifico del tempo ed in particolare un fitto scambio epistolare con F. Cantelli, dell’ateneo romano, che, con procedimento inverso, partendo dal montante come legge di capitalizzazione perveniva alla forza di interesse per derivazione logaritmica. Sotto la spinta innovatrice della trattazione parallela del credito e della previdenza, la matematica finanziaria ha fatto ormai molta strada ed ha raggiunto traguardi allora impensabili.
La produzione scientifica dell’Insolera consta di ben 105 lavori, quasi tutti pubblicati sul “Giornale di Matematica Finanziaria”, che abbracciano tutti i problemi dibattuti in quegli anni. Per citarne alcuni, al fine di dare un’idea della varietà dei suoi interessi, oltre i trattati già menzionati, ricordo “Lezioni di Statistica Metodologica”, “Sulle curve di frequenza”, “Sulla perequazione mediante curve unimodali semplici”, “Metodi di studio per una riforma delle pensioni civili e militari”, “Sulla geometria delle operazioni di borsa”, “Complementi di matematica generale”, “I nuovi fondamenti scientifici delle tavole di mortalità e prime applicazioni biometriche e attuariali”, “Sulle assicurazioni sociali”, “La perequazione col metodo dei momenti”, “Sull’età estrema”. È da dire infine che nel trattato del 1923, come fa osservare il prof. Guido Antonio Rossi, che ha occupato la cattedra che fu dell’Insolera nell’Ateneo Torinese, si trovano procedimenti iterativi di calcolo approssimato, teoricamente ineccepibili, ma di difficile applicazione in assenza di veloci strumenti di calcolo numerico, che non furono ripresentati nei trattati successivi. Forse perché li ritenne poco utili allora, ma che con l’uso dei calcolatori elettronici sono di grande attualità. E ciò rende oggi ancor viva l’opera del grande Maestro.